Passa ai contenuti principali

Concetto di fragilità

Quando incontro un migrante mi viene voglia di abbracciarlo e dirgli: “Fratello, scappa”. In Italia è utile venire per turismo, una decina di giorni al massimo. Dopo che hai visto un po’ di musei, qualche chiesa rigorosamente vuota, respirato lo smog del capitalismo e l’intolleranza classica degli arricchiti meglio fuggire. Qui sono molto sensibili alla tua disperazione per questo usano solo manganelli a norma di legge, ti garantiscono soggiorni protetti con filo spinato o in alternativa una sosta in Libia per aggiornamenti sui diritti dei detenuti. Stanno anche introducendo il documento di fragilità per accedere ai servizi di assistenza e sostegno. Allo scopo devi munirti di una malattia grave, di un infortunio, di un figlio oppure cerca di invecchiare di brutto e all'istante. Se hai 20 anni e sei sano vai a lavorare, non sei fragile. Come dici? Non conosci la lingua, non hai documenti e non hai neanche 1936,27 lire (da un po’ convertite in 1 euro). Peggio per te, potevi pensarci prima risponde la destra. Non possiamo accogliere tutti risponde la sinistra. Non lasciamo nessuno indietro tranne quelli come te, risponde chi si definisce né di destra né di sinistra. Evita di sdraiarti sulle panchine per non rovinare le foto ai turisti, non far uso di oggetti nel frattempo divenuti illegali come cartoni o sacchi a pelo se non vuoi ritrovarti in questura e non metterti vicino ad altri migranti (soprattutto in prossimità di stazioni o piazze) per non disturbare quelli con la cittadinanza italiana mentre si recano allo stadio o all'apericena. Mi chiedi cosa ti rimane da fare? Diventa invisibile. Accontentali, visto che ti vogliono così.