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Papa Francesco. Dio sceglie la piccolezza.

Le braccia di un padre simbolo del Natale in cui Dio si rivela nella piccolezza

Natale: la piccolezza di Dio

Le resistenze alla riforma della curia romana


IntroduzioneCi possiamo avvicinare. Tutti. Nella condizione in cui stiamo. In forze o derelitti, fiduciosi o disperati, pacificati o polemici. Non saremo interrogati, non ci dovremo preparare basterà essere autentici. Potremo sorridere oppure piangere. E potremo lamentarci senza censure. Non dovremo recitare nessuna parte. Non dovremo essere pii. Potremo essere finalmente perché saremo accolti. Troveremo una grotta e una famiglia. Nessun tribunale. Incontreremo un bambino non un Giudice. Scopriremo che la nostra sofferenza è conosciuta e sostenuta momento per momento. Scopriremo che le nostre lacrime sono solo in attesa di essere consolate. In quella grotta la nostra disperazione trova una via d’uscita e la possibilità di essere riscattata.


Testo di Papa Francesco:

“…san Macario, monaco del IV secolo e discepolo di sant’Antonio abate, per descrivere il mistero dell’Incarnazione, ricorse al verbo greco smikruno, cioè farsi piccolo quasi riducendosi ai minimi termini: «Udite attentamente: l’infinito, inaccessibile e increato Dio per la sua immensa e ineffabile bontà ha preso un corpo e vorrei dire si è infinitamente diminuito dalla sua gloria». Il Natale, quindi, è la festa dell’umiltà amante di Dio, del Dio che capovolge l’ordine del logicamente scontato, l’ordine del dovuto, del dialettico e del matematico. In questo capovolgimento sta tutta la ricchezza della logica divina che sconvolge la limitatezza della nostra logica umana (cfr Is 55,8-9). Scrive Romano Guardini: «Quale capovolgimento di tutti i valori familiari all’uomo – non solo umani, ma anche divini! Veramente questo Dio capovolge tutto ciò che l’uomo pretende di edificare da sé». Nel Natale noi siamo chiamati a dire «sì», con la nostra fede, non al Dominatore dell’universo e neppure alle più nobili delle idee, ma proprio a questo Dio, che è l’umile-amante. Il beato Paolo VI, nel Natale 1971, affermava: «Dio avrebbe potuto venire vestito di gloria, di splendore, di luce, di potenza, a farci paura, a farci sbarrare gli occhi dalla meraviglia. No, no! È venuto come il più piccolo degli esseri, il più fragile, il più debole. Perché questo? Ma perché nessuno avesse vergogna ad avvicinarlo, perché nessuno avesse timore, perché tutti lo potessero proprio avere vicino, andargli vicino, non avere più nessuna distanza fra noi e Lui. C’è stato da parte di Dio uno sforzo di inabissarsi, di sprofondarsi dentro di noi, perché ciascuno, dico ciascuno di voi, possa dargli del tu, possa avere confidenza, possa avvicinarlo, possa sentirsi da Lui pensato, da Lui amato … da Lui amato: guardate che questa è una grande parola! Se voi capite questo, se voi ricordate questo che vi sto dicendo, voi avete capito tutto il Cristianesimo». In realtà, Dio ha scelto di nascere piccolo, perché ha voluto essere amato. Ecco come la logica del Natale è il capovolgimento della logica mondana, della logica del potere, della logica del comando, della logica fariseistica e della logica causalistica o deterministica.

[…] risulta normale, anzi salutare, riscontrare delle difficoltà, che, nel caso della riforma, si potrebbero presentare in diverse tipologie di resistenze: le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso “in veste di agnelli”). Questo ultimo tipo di resistenza si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione”.
(Dal Discorso di Papa Francesco per la presentazione degli auguri natalizi della curia romana, 22/12/2016)